When Lightning Strikes: Fear, Dizziness, and Powerlessness in the Tech Industry

a forest for under thunderstorm

There’s something primal about watching lightning tear through the sky and strike a tree. A sudden, sharp sound. A blinding flash. Then silence—smoke, debris, and a strange, paralyzing stillness. If that lightning hits a person, the feeling shifts entirely: disorientation, horror, and a deep sense of helplessness in the face of something uncontrollable.

Lately, that same kind of fear, dizziness, and powerlessness is rippling through the halls—both physical and virtual—of tech companies. Waves of layoffs, striking without warning like bolts from the sky, have become all too common. It doesn’t matter how skilled, valuable, or motivated someone is: when the lightning comes, it hits without mercy.

Every time Teams opens with a new notification, or a sudden  meeting appears on the calendar, hearts race. It’s like watching the sky darken, knowing something destructive may be moments away. When it hits, those affected are left stunned. Their professional identity shatters, their sense of direction vanishes. Those who remain are often overcome with guilt—and the quiet fear that they might be next.

And yet, something surprising happens in the aftermath. LinkedIn—so often a polished display of achievements—transforms into an emergency response hub. Supportive posts, job leads, referrals, offers of help: a digital chain of solidarity forms, much like the community relief efforts that spring up after natural disasters. In an industry as relentlessly competitive as tech, this isn’t something to take for granted. But perhaps, as in real tragedy, it’s in collapse that we rediscover the power of connection, the voices saying “I’m here.”

This isn’t just about economics. It’s emotional. Layoffs in tech are no longer exceptions—they’re patterns. No longer reactions to clear crises, but systematic tools for restructuring, repositioning, and, at times, speculation.

As a society, as a professional community, we need to ask: how much can we withstand before the whole ecosystem stops growing and starts to burn, like a tree struck by lightning?

The real danger isn’t just job loss—it’s the erosion of trust, the slow collapse of the collective spirit that fuels every innovation. And yet, maybe, in those sparks of humanity that flash during the darkest moments, there’s still a path to rebuilding.

Nessun augurio da me oggi

L’ipocrisia dell’8 marzo: riflessioni sulla strada verso la parità

L’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna, è spesso celebrata con fiori, cene e gesti simbolici. Tuttavia, dietro questa facciata di celebrazione, persistono profonde disparità che rendono questa giornata un’occasione per riflettere, più che per festeggiare.

Differenze salariali e sociali

Nonostante i progressi, il divario salariale tra uomini e donne rimane una realtà in molte parti del mondo, Italia inclusa. Le donne guadagnano in media meno degli uomini per lo stesso lavoro, e spesso si trovano relegate a posizioni meno retribuite o con minori opportunità di avanzamento. A livello sociale, le donne affrontano barriere invisibili, come il cosiddetto “soffitto di cristallo”, che limita l’accesso a ruoli di leadership.

Anche i servizi dedicati alle donne, come l’accesso a strutture per la maternità o il supporto per le vittime di violenza, sono spesso insufficienti o mal distribuiti. Questo crea un ulteriore ostacolo alla loro piena partecipazione nella società.

Disparità di giudizio nei comportamenti

Un altro aspetto emblematico è la disparità di giudizio nei comportamenti sociali. Una donna con molti partner viene spesso etichettata negativamente, mentre un uomo con lo stesso comportamento viene talvolta celebrato o considerato “virile”. Questo doppio standard riflette una mentalità radicata che continua a penalizzare le donne per scelte personali che, nel caso degli uomini, sono accettate o addirittura applaudite.

La parità non si compra con i fiori

Arricchire i fiorai l’8 marzo non risolve queste disparità. La parità non è un gesto simbolico, ma un impegno quotidiano per abbattere stereotipi, garantire uguali opportunità e riconoscere il valore complementare di uomini e donne nella società. La complementarità non significa subordinazione, ma collaborazione e rispetto reciproco.

L’8 marzo dovrebbe essere un momento per ricordare che la strada verso la parità è ancora lunga e che ogni giorno è un’opportunità per fare un passo avanti. Non basta celebrare le donne; è necessario ascoltarle, sostenerle e lavorare insieme per un futuro più equo.

Per questo motivo non faccio mai gli auguri alle donne in questo giorno dove si dovrebbe riflettere sull’ipocrisia del festeggianento che è secondo solo a quella che confonde l’inclusività con la distorsione della realtà fattuale.

Safer Internet e campagna elettorale.

Ormai siamo in campagna elettorale.

Prima che si scatenino le campagne social dei vari schieramenti ricordate che:

  • di fatto siamo lo schieramento opposto alla Russia che scatenerà tutta la potenza della disinformazione sui nostri media mescolandosi ai troll su Internet e sui social.
  • verificate sempre le fonti come attendibili ed ufficiali prima di strobazzare notizie a destra e a manca. (basta veramente poco)
  • il numero di view e commenti non rende una opinione (anche autorevole) un fatto, tantomeno quando proviene da #amiocuggino
  • I motori di ricerca hanno annunci pagati molto spesso il primo link è sponsorizzato quindi occhio dove cliccate.
  • Le discussioni sono belle le risse no (per cosa poi
    ..) e pagare un avvocato per difendersi dalla diffazione su media non è economico
  • il vostro interlocutore potrebbe non essere umano.. (sentito mai parlare di AI bot)
  • è inutile che usate pseudonimi se poi nella foto del profilo mettete qualcosa di personale oppure, peggio, fate post pubblici pure quando andate in bagno. (è facilissimo sapere molto di voi)
  • usate un secondo fattore di autenticazione per il vostro account ed un secondo media di verifica per le richieste di amicizia/follow etc
  • usate la biometria dove possibile
  • smettete di spegnere il GPS sul vostro telefono (non è con quello che vi localizzano..)
  • non mandate foto vostre o di chiunque altro a qualche simpatica App che vi invecchia/ringiovanisce o vi fa diventare il cloun di hit…
  • ricordatevi che il posto più tracciato al mondo è internet usato dai comuni mortali. Gli hacker, se non protetti da stati e/o agenzie, prima o poi li prendono..

Ve lo dice uno che:
“.. ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione..”

Stay safe on line